Oro e argento: ecco chi ha perso valore negli ultimi 12 mesi secondo un analista

L’oro e l’argento sono da sempre considerati beni rifugio per eccellenza, elementi chiave nei portafogli degli investitori che cercano stabilità e protezione dal rischio. Tuttavia, negli ultimi dodici mesi questi metalli preziosi hanno vissuto una fase di volatilità e, secondo l’analisi di diversi esperti del settore, uno dei due ha subito una perdita di valore più significativa rispetto all’altro. In questo articolo approfondiremo le dinamiche che hanno influenzato le quotazioni di oro e argento nell’ultimo anno, mettendo in luce chi tra i due ha perso maggior valore secondo un analista di riferimento e quali fattori hanno determinato questa tendenza.

Andamento dell’oro: stabilità o debolezza?

L’oro, tradizionalmente visto come un bene rifugio, ha attraversato un periodo di relativa stabilità nei primi mesi dell’anno, complice l’incertezza geopolitica e le preoccupazioni inflazionistiche globali. Tuttavia, la sua performance complessiva negli ultimi 12 mesi è stata meno brillante di quanto molti investitori si aspettassero. Secondo l’analista finanziario Marco Rossi, le quotazioni dell’oro hanno subito una leggera flessione, passando da circa 1.950 dollari l’oncia a valori oscillanti tra i 1.800 e i 1.900 dollari, con una perdita percentuale complessiva che si aggira intorno al 3-5%.

SC - Grafico oro e argento su sfondo finanziario

Le ragioni di questa debolezza sono molteplici. In primo luogo, il rafforzamento del dollaro americano ha reso l’oro meno appetibile per gli investitori internazionali. In secondo luogo, l’aumento dei tassi di interesse da parte delle principali banche centrali, soprattutto la Federal Reserve, ha spinto molti investitori verso asset a rendimento più elevato, riducendo la domanda di oro. Infine, la progressiva normalizzazione dei mercati dopo la fase acuta della pandemia ha portato a una diminuzione della domanda di beni rifugio.

Nonostante ciò, l’oro ha mantenuto una certa resilienza rispetto ad altri asset, limitando le perdite e mostrando una volatilità contenuta. Questo ha permesso all’oro di conservare il suo ruolo di protezione nei portafogli, anche se con rendimenti inferiori alle aspettative di molti operatori.

Argento: la vera vittima degli ultimi 12 mesi

Se l’oro ha mostrato una certa tenuta, la situazione dell’argento è stata decisamente più complessa. Secondo l’analista Marco Rossi, l’argento ha subito una perdita di valore molto più marcata rispetto all’oro, con una flessione che in alcuni momenti ha superato il 10%. Le quotazioni dell’argento sono passate dai circa 23-24 dollari l’oncia di dodici mesi fa a valori prossimi ai 21 dollari, con picchi di volatilità che hanno portato anche a minimi inferiori.

SC - Grafico oro e argento su sfondo finanziario

Le motivazioni di questa debolezza sono legate sia a fattori macroeconomici che specifici del settore. L’argento, a differenza dell’oro, è utilizzato non solo come bene rifugio ma anche in numerose applicazioni industriali, in particolare nell’elettronica e nelle energie rinnovabili. Il rallentamento della crescita economica globale, soprattutto in Cina, ha ridotto la domanda industriale di argento, esercitando una pressione ribassista sulle quotazioni.

Inoltre, la speculazione finanziaria ha avuto un impatto significativo sulle oscillazioni dell’argento. Nel corso dell’anno, diversi fondi di investimento hanno ridotto le loro posizioni sull’argento, preferendo asset con maggiore prospettiva di rendimento a breve termine. Questo ha contribuito ad accentuare la volatilità e a spingere ulteriormente al ribasso il prezzo dell’argento.

Confronto tra oro e argento: chi ha perso di più?

Analizzando i dati degli ultimi 12 mesi, emerge con chiarezza che l’argento è stato il metallo prezioso che ha subito la maggiore perdita di valore. Secondo l’analista Marco Rossi, la differenza tra oro e argento in termini di performance è stata accentuata dalla diversa natura degli investimenti e dalla maggiore esposizione dell’argento al ciclo economico globale.

SC - Grafico oro e argento su sfondo finanziario

L’oro ha beneficiato della sua funzione di bene rifugio, limitando le perdite grazie alla domanda degli investitori in cerca di protezione. L’argento, invece, ha pagato il prezzo della sua doppia natura: quando l’economia rallenta, la domanda industriale si contrae e il valore dell’argento tende a diminuire più rapidamente rispetto all’oro.

Un altro elemento che ha penalizzato l’argento è stato il rapporto oro/argento, un indicatore seguito dagli analisti per valutare il relativo valore dei due metalli. Negli ultimi dodici mesi, questo rapporto è aumentato, segnalando una maggiore forza relativa dell’oro rispetto all’argento e confermando la tendenza negativa di quest’ultimo.

Prospettive future e considerazioni per gli investitori

Guardando al futuro, le prospettive per oro e argento restano incerte e strettamente legate all’evoluzione del contesto macroeconomico globale. Secondo l’analista Marco Rossi, l’oro potrebbe beneficiare di eventuali nuove tensioni geopolitiche o di un ritorno delle preoccupazioni inflazionistiche, mentre l’argento avrebbe bisogno di una ripresa della domanda industriale per invertire la tendenza negativa.

SC - Grafico oro e argento su sfondo finanziario

Per gli investitori, la lezione principale degli ultimi 12 mesi è la necessità di diversificare il portafoglio e di valutare attentamente i rischi legati ai singoli asset. L’oro continua a rappresentare un elemento di stabilità, ma con rendimenti potenzialmente limitati. L’argento, invece, offre maggiori opportunità di guadagno in caso di ripresa economica, ma presenta anche rischi più elevati in caso di rallentamento.

In conclusione, secondo l’analista, chi ha subito la maggiore perdita di valore negli ultimi 12 mesi è stato l’argento, penalizzato sia dalla debolezza della domanda industriale che dalla crescente preferenza degli investitori per asset più sicuri e meno volatili. L’oro, pur avendo registrato una leggera flessione, ha confermato la sua funzione di bene rifugio, dimostrando ancora una volta la sua capacità di resistere alle turbolenze dei mercati finanziari.

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